Questa è una domanda ormai frequente. Tante persone si interrogano sul perché di questa improvvisa ed esponenziale crescita, quasi "epidemica", della celiachia in tutto il mondo o quasi.
Quasi perché sembrerebbe analizzando la diffusione della celiachia a livello mondiale, che esistano ancora delle aree nel mondo dove la celiachia abbia un'incidenza davvero bassa, l'area orientale per esempio, ma anche qui le cose sembrano cambiare. Fino a qualche anno fa si pensava che l'intolleranza al glutine fosse tipica della popolazione europea, ma poi si scoprì che ne era affetta anche la popolazione Americana e Australiana e di lì a poco fu chiaro che la celiachia non aveva confini perché studi confermavano la presenza di questa "nuova" malattia anche in Africa, Paesi dell'Est, America Latina, fino a sconfinare nei paesi dell'Estremo Oriente dove storicamente, appunto, non se ne riscontrava traccia.
Analizziamo due aspetti: la celiachia è una malattia "nuova"? Ed è il risultato di una modificazione del frumento?
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Immagine dal web |
Già perché il quesito è sempre lo stesso, perché l'incidenza e la prevalenza di questa malattia è così vortiginamente incrementata? In molti sostengono che l’aumento dei casi di celiachia sia una conseguenza del miglioramento delle tecniche diagnostiche, ma la spiegazione non convince, appare eccessivamente semplicistica e riduttiva.
E’ mai possibile che non dipenda da uno stile alimentare? L'ipotesi che lo sviluppo della celiachia sia strettamente legato alla manipolazione del grano non è nuova. Non spiegherebbe di certo la presenza di tracce di celiachia nei secoli passati, ma spiegherebbe di certo la presenza di questa malattia in popolazioni che prima non la manifestavano, perché ormai negli ultimi anni le abitudini alimentari della popolazione mondiale sono molto cambiate e anche chi non consumava abitualmente cibi derivati dal frumento ora li consuma, esempio tipico gli africani migrati in Europa. Ma ora, grazie anche alle intuizioni e dichiarazioni di numerosi scienziati di esperienza, pare che questa ipotesi possa arricchirsi di ulteriori dettagli, anche se mai confermata e che lascia ancora numerosi interrogativi.
Il grano nanizzato
Un esempio, il professor Luciano Pecchiai, fondatore dell’Eubiotica in Italia e attuale primario ematologo emerito all’ospedale Buzzi di Milano, ha avanzato una spiegazione di questa possibile correlazione causa-effetto su cui occorrerebbe produrre indagini scientifiche ed epidemiologiche accurate. «E’ ben noto che il frumento del passato era ad alto fusto – spiega Pecchial – cosicchè facilmente allettava, cioè si piegava verso terra all’azione del vento e della pioggia. Per ovviare a questo inconveniente, in questi ultimi decenni il frumento è stato quindi per così dire “nanizzato” attraverso una modificazione genetica». Appare fondata l’ipotesi che la modifica genetica di questo frumento sia correlata ad una modificazione della sua proteina e in particolare di una frazione di questa, la gliadina, proteina basica dalla quale per digestione peptica-triptica si ottiene una sostanza chiamata frazione III di Frazer, alla quale è dovuta l’enteropatia infiammatoria e quindi il malassorbimento caratteristico della celiachia. «E’ evidente – ammette lo stesso Pecchiai – la necessità di dimostrare scientificamente una differenza della composizione aminoacidica della gliadina del frumento nanizzato, geneticamente modificato, rispetto al frumento originario. Quando questo fosse dimostrato, sarebbe ovvio eliminare la produzione di questo frumento prima che tutte le future generazioni diventino intolleranti al glutine».
Il grano Creso
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fonte: www.laleva.org
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